Per quanto riguarda le 150 mila assunzioni, sono disponibili solo 500 milioni sul miliardo previsto. Pare che il piano di assunzioni non sia a rischio, eppure, questa è la denunzia che arriva dall’On Elena Centemero.
Lo scorso 23 dicembre è stata approvata la Legge di Stabilità, con cui sono stati stanziati i fondi da destinare all’assunzione a tempo indeterminato di 150 mila insegnanti. La cifra prevista ammonta ad un miliardo per il 2015 e a 3 miliardi dal 2016.Gli investimenti previsti non comprendono solo le assunzioni, ma anche la formazione dei docenti e l’alternanza scuola-lavoro, in ottemperanza a quelli che sono i principi contenuti nell’opuscolo de “La Buona Scuola“, dove sono contemplati anche diversi tagli, che riguarderanno, in particolare, le supplenze ATA, il personale delle segreterie, gli esoneri e i semiesoneri e le supplenze brevi. L’On. Centemero, durante una sua recente intervista, ha affermato che la “manovra prevede solo un aumento di tasse, clausole di salvaguardia rischiosissime e nessuna spending review”, aggiungendo anche che “l’assunzione dei precari nella scuola, ad esempio, costerà un miliardo di euro, ma nelle tabelle ufficiali sono disponibili solo 500 milioni di euro. Il resto, chiaramente, lo dovranno pagare i cittadini con ulteriori tasse“.
L’attuazione del piano di assunzione, dunque, dovrebbe essere certa, ma ad essere criticabili sembrano essere le modalità di reperimento dei fondi.
Noi riteniamo che il principio comunque vada applicato anche a tutti gli altri precari italiani sia nel pubblico che nel privato.
A tal riguardo riportiamo integralmente l'art. 4 della Costituzione della Repubblica Italiana che recità così:
"La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società."
Quindi, a nostro modesto avviso, i precari di tutta Italia, in funzione di quanto sancito dall'art. 4 della Costituzione italiana, non avrebbero neanche bisogno di arrivare ad appellarsi alla Corte di Giustizia Europea per vedersi riconosciuti i loro legittimi diritti, ma i tribunali italiani, se non le leggi ordinarie di questo Paese, dovrebbero sentenziare in tal senso cosa che invece non è ancora avvenuta o quando accade l'avvocatura dello stato si appella alla Consulta su ordine del Governo.
Quindi una situazione di estrema vergogna istutuzionale, morale e civile. Quando la politica non assolve ai propri compiti i cittadini hanno il diritto ed il dovere di provvedere a nuove e più durature garanzie e per fortuna oggi ciò si può attuare anche grazie agli organismi sovrannazionali.
Ernesto Certa
Direttore Editoriale di Voci Libere