Trapani, sequestrato il patrimonio dell'imprenditore Vito Marino


Trapani - False fatture per muovere i soldi della mafia in un giro milionario, rendere attive sulla carta aziende inesistenti e incassare contributi pubblici, provocando alle casse dello Stato un danno di 29 milioni di euro. Questa l’accusa per cui è stato congelato con un sequestro preventivo l’impero dell'imprenditore
agricolo Vito Marino - figlio del boss di Paceco Girolamo, assassinato nel 1986 – sorvegliato speciale, produttore accusato tra l’altro di essere insieme al cugino Salvatore l’autore della strage della famiglia Cottarelli, avvenuta a Brescia nel 2006. Strage con una complessa vicenda giudiziaria (i Marino sono stati assolti in primo grado ma condannati in secondo, e adesso la Cassazione ha annullato gli ergastoli rimandando nuovamente tutto in Corte d’appello), ma che secondo l’accusa sarebbe avvenuta proprio perché l’uomo ucciso insieme alla sua famiglia aveva deciso di uscire dal giro di false fatture.

Con l'operazione “Vigna d'oro”, da questa mattina, gli agenti della divisione anticrimine della questura e i finanzieri del nucleo di polizia tributaria stanno eseguendo tra Trapani e Paceco il sequestro di un patrimonio che tra beni immobili e mobili, imprese, complessi aziendali e conti correnti è valutato circa 13 milioni di euro. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Trapani su proposta del procuratore capo Marcello Viola e del questore Maurizio Agricola, sta coinvolgendo anche la moglie di Marino Tiziana Sugamiele, il figlio Girolamo, il fratello Salvatore Marino, Maurizio Marino e i soci in affari e prestanome Mario Morello, Saveria Anna Maria Morello e Antonio Giliberto.

Il sequestro riguarda 40 beni immobili, 5 beni mobili, 13 tra società e imprese (capitali sociali e complessi aziendali) tra cui le aziende Vigna Verde, Olearia Pacheco, Cerealseed, Ma.Mo, Tenute Karushia e 33 tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura. Secondo gli inquirenti il patrimonio accumulato sarebbe frutto di truffe e intestazioni fittizie di beni aziendali con un danno erariale complessivo di circa 29 milioni di euro.

Dalle indagini della guardia di finanza di Trapani, è emerso che le truffe venivano effettuate tramite l’interposizione di imprese “cartiere” il cui scopo era quello di inserirsi fatturando operazioni inesistenti nei passaggi della compravendita tra l’impresa produttrice o fornitrice effettiva dei beni e quella beneficiaria dei contributi pubblici, in modo da far lievitare in maniera esponenziale le fatturazioni nei confronti di quest’ultima. Secondo gli inquirenti ad avere beneficiato in maniera fraudolenta dei contributi pubblici sarebbero state le società Vigna Verde, l'Olearia Pacheco e la Ceralseed. Successivamente, le indagini della squadra mobile hanno dimostrato come i proventi di queste attività illecite sono stati reimpiegati attraverso la società di distribuzione di prodotti alimentari Ma.Mo., gestita di fatto da Vito Marino, ma intestata fittiziamente ad altri soggetti, tra cui inizialmente il figlio Girolamo e i prestanome Saveria e Mario Morello.

Quella di Vito Marino è stata una vera e propria ascesa imprenditoriale con un patrimonio cresciuto a dismisura nel corso degli anni. Figlio del capomafia “Mommo 'u nano”, assassinato nell'86 da una raffica di 40 proiettili ai margini della strada provinciale che collega Trapani con Salemi durante la guerra di mafia che vide imporsi i corleonesi, è nel settore agricolo che orienta i suoi affari, creando diverse aziende alcune delle quali risultate adesso essere vere e proprie scatole vuote. E con l'utilizzo dei finanziamenti pubblici Marino costruisce il suo impero, realizzando anche una catena di produzione vinicola con uno dei vini etichettati emblematicamente “Baciamo le mani”.

Per lui e per il cugino Salvatore, omonimo del fratello colpito dal sequestro, entrambi legati a Cosa Nostra, secondo le indagini il bresciano Angelo Cottarelli produceva fatture false per dimostrare spese in realtà mai avvenute ma utili a ottenere i finanziamenti pubblici. Ed è proprio con l'efferato omicidio della famiglia Cottarelli che il nome di Vito Marino spunta per la prima volta in un'inchiesta giudiziaria. Il 28 agosto del 2006 in una villetta di Brescia Angelo Cottarelli venne ucciso a colpi di pistola insieme alla compagna Marzena Topor e al loro unico figlio di sedici anni, Luca, che vennero entrambi sgozzati. Gli assassini inscenarono una rapina finita male, ma i sospetti degli investigatori caddero invece su Vito Marino e suo cugino Salvatore. Per l'accusa i due viticoltori avrebbero ucciso i Cottarelli per regolare i conti dopo una rottura dovuta probabilmente all'intenzione del socio di voler uscire dal giro delle false fatture.

Per i cugini Marino, assolti in primo grado per il triplice omicidio ma condannati negli appelli successivi, la Cassazione ha annullato per due volte l'ergastolo mettendo tutto in discussione. Ora per la terza volta sarà tutto da rifare, con un processo d'appello che sarà ripetuto a Milano.

[fonte: repubblica.it - MARIA EMANUELA INGOGLIA]